Bisogna ammetterlo. Non c’è nulla di meglio di un buon titolo. Trovare un buon titolo per un articolo di giornale è incredibilmente gratificante: è come dare vita a un’idea in poche parole, catturando l’attenzione del lettore e sintetizzando l’essenza del contenuto. Un titolo efficace apre la porta alla curiosità, stimola l’interesse e può fare la differenza tra un articolo letto o ignorato.
E “Il Marquez che non ti aspetti” sembra essere proprio uno di questi titoli.
Già perché non racconta solo quello che banalmente è sotto gli occhi di tutti gli appassionati, lo stupore di ritrovare in testa alla classifica del motomondiale quell’Alex Marquez del team Gresini racing che tante volte abbiamo bistrattato da questo pulpito presuntuoso.
Un Alex Marquez che quest’anno su dieci gare ha macinato ben otto secondi posti e una brillantissima vittoria proprio la domenica a Jerez de la Frontera. Il fratello non più così lento del fenomeno, cui pertanto tocca chiedere scusa, perché una regolarità di risultati così impressionante non è figlia del caso, ma della raggiunta maturità di un pilota.
Giova ricordare peraltro che Alex Marquez nella sua carriera ha già conseguito due titoli mondiali, in Moto3 nel 2014 e in Moto2 nel 2018.
Non vincerà il mondiale quest’anno, ma le sue soddisfazioni ce le sta dando tenendo comunque viva la sfida e godendosi meritatamente la testa della classifica.
Ma il titolo “Il Marquez che non ti aspetti” diventa molto utile anche per commentare la perplessità di ritrovare per la seconda volta il fenomeno sdraiato nella ghiaia.
Alcune rubriche fa, scherzando, avevamo sperato che qualche innocua scivolata potesse garantire un maggiore spettacolo ad un mondiale già deciso a tavolino da coloro che avevano portato Marc Marquez in rosso. Ma ovviamente voleva essere una più una battuta da bar che una macumba.
C’è comunque qualcosa di strano in questa ansia di stravincere che sembra aver colpito il fenomeno.
Su cinque appuntamenti ha dimostrato una superiorità spiazzante ed esagerata. Ha conseguito quattro pole position. Ha vinto otto volte e ha segnato nove giri veloci in gara.
Non è che gira a sinistra più velocemente dei suoi avversari, ma semplicemente fa tutto meglio. E non sono pochi i commentatori che hanno fatto notare come probabilmente si conservi ancora dei margini nel polso.
Allora sorge spontanea la domanda, perché Marc Marquez cade?
Non c’è una risposta. Ad Austin, è caduto a causa di un errore nel tagliare troppo il cordolo di una curva. Una forzatura gratuita, mentre era in testa con oltre due secondi di vantaggio sugli inseguitori. A Jerez, invece, è caduto al terzo giro di gara, mentre era in lotta per la seconda posizione con Pecco Bagnaia. a causa di un eccesso di velocità in ingresso alla curva 8. una curva a sinistra, peraltro.
Analizzando la telemetria, ha spiegato di essere entrato troppo forte, spinto dalla fiducia e dalla sensazione di controllo, ma questo gli avrebbe giocato un brutto scherzo facendolo perdere l’anteriore e cadere. Mah!
Certo non deve dimostrare nulla a nessuno ma la sua frenesia di mostrarsi il fenomeno, che è, appare curiosa. Spinge sempre come un dannato, come se corresse contro il ricordo di sé stesso degli anni bui, contro il fantasma della sconfitta e della vulnerabilità.
Alcuni amici al bar, tutti vecchi biker con il polso rigido per l’artrite, discettano che queste cadute strane possano rappresentare per Marquez quest’anno lo stesso esito di Bagnaia nel 2024. Ma ero arrivato tardi alla consueta riunione al bar e l’alcol era già stato pesantemente consumato.
Sebbene Dall’Igna continui a spronarlo nelle su dichiarazioni, il nostro Pecco sembra ancora intontito dalla ferocia dei colpi dell’avversario. Soprattutto ben lungi da ricominciare a vincere con autorità. Però non cade e incamera punti, non pesantissimi ma speriamo utili. Staremo a vedere.
Sul finire, due parole se le merita un grandissimo Quartararo, che ha conquistato la pole position e ha guidato la gara della domenica per dieci giri, dimostrando un passo costante e veloce che gli hanno permesso di gestire la corsa con sicurezza. El Diablo alla domenica ha mantenuto un ritmo elevato e ha lottato fino all’ultimo, rintuzzando i modesti tentativi di Pecco di insidiargli il secondo posto.
Se non fosse stata per una banale caduta nella Sprint, avrebbe segnato un fine settimana favoloso. Ma ha comunque ricordato a tutti che il suo talento è stato sempre di classe pura.