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Una rondine e la primavera.Questione di manico di Luca Mencacci

Questo certo è un proverbio tanto antico quanto ben conosciuto.

Nel Gran Premio di Austin, Marc Marquez, in vena di strafare o solo perché distratto dalla noia, si è sdraiato su una pozza d’acqua, nascosta da un cordolo, mentre tagliava le curve come solo lui sa fare. Proprio sul più bello, una innocua scivolata, la pedana rotta, l’orgoglio ferito, l’inutile tentativo di ripartire e il mesto ritiro. Ovviamente, nel frattempo, aveva già avuto il tempo di conquistare la pole position, vincere la Sprint, e di segnare il giro veloce in entrambe le gare. Tutto come al solito.

Poi, il fenomeno si è improvvisamente sdraiato e Francesco Bagnaia è andato a vincere la gara. La prima di questa lunghissima stagione. Il distacco si è serenamente ridotto e già si può guardare con occhi diversi al prossimo appuntamento che si svolgerà a Losail in Qatar.

La rondine, sia chiaro, non è la vittoria di Pecco.

Se non fosse scivolato, Marc Marquez avrebbe serenamente vinto. Persino con ampio margine. Partito con gomme da asciutto, dopo il curioso teatrino del cambio moto prima dell’inizio della gara, al momento di cadere, il nono dei 19 giri rimasti, il fenomeno spagnolo aveva oltre due secondi e mezzo di vantaggio sugli inseguitori e dava la consueta impressione di conservare qualche decimo nel polso.

Ma tant’è! Questo è il motociclismo. Lo sport più bello del mondo, dove l’uomo declina il suo anelito alla libertà, cavalcando un missile che trova il suo equilibrio solo nella velocità.

Alcuni lo chiamano effetto giroscopico, altri più, semplicemente, spettacolo. Noi, con la nostra kustom in garage e la birra vicino al televisore, gioia. Di vivere, non di vedere Marquez a gambe all’aria. Non fate i soliti malevoli.

MA non divaghiamo e torniamo alla rondine. Quella che si è intravista nei cieli dello stato della stella solitaria è, piuttosto, l’eccezionale staccata, con la quale Pecco ha regolato il fratello lento del fenomeno. Quell’Alex, che tutti amano bistrattare, sottovalutando il fatto che, non solo ha già vinto due mondiali in carriera, ma si trova oggi in testa alla classifica, avendo collezionato sei secondi posti su sei con una moto 2024.

Già perché, fin dalla prima uscita, Bagnaia aveva lamentato una scarsa confidenza con l’avantreno della sua 2025 e quindi mostrato una certa riluttanza ad entrare in curva come sa fare. Ad Austin, forse non si è trovata la quadra del cerchio, però si è vista tornare una certa fiducia nel suo stile di guida.

Marc Marquez avrebbe vinto a prescindere. Del resto, pensare di stare davanti a Marc Marquez ad Austin a parità di moto è oggettivamente presuntuoso, ma qualcosa nella gestione di gara di Francesco Bagnaia è probabilmente cambiato.

La luce, che Pecco aveva negli occhi al momento delle interviste, rifletteva questa rinnovata consapevolezza.

Ad onor del vero, tra queste righe si è spesso puntato l’indice contro un campione che vince, ma non convince. Però sembra doveroso sottolineare quello che, proprio in questi giorni sul podcast Gypsy Tales, Jack Miller ha ricordato di lui. «Penso che la gente lo sottovaluti, conosco le sue capacità, non è quel tipo di persona che si mostra appieno, ma la sua abilità in moto è fenomenale. Fa delle cose sottili, che non vedi […] il modo in cui fa girare la moto con le spalle senza usare la piega, riesce a fare delle cose eliminando i rischi e salvaguardando anche le gomme, il modo in cui lo fa è fenomenale, e a lui viene tutto naturale, lo fa con eleganza, non so come ci riesce ma è bellissimo da vedere. […] Ho letto cose assurde quest’anno su Pecco, un pilota che ha quasi vinto il titolo lo scorso anno, dopo averne vinti due consecutivi. È stato competitivo per quattro anni, attraversando i cambiamenti della MotoGP. Ora c’è stato un altro cambiamento con l’arrivo di Marc, ma penso che saprà reagire. Quando Pecco si trova con le spalle al muro è il momento in cui tira fuori il meglio di sé. Sarà una stagione interessante e non vedo l’ora di vedere cosa succederà».

Appettando il Qatar, una rondine non fa primavera, ma prova a riaccendere l’interesse.

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